Se
siete amanti delle serie tv che lasciano
un segno penso proprio che House of Cards faccia per voi.Il messaggio che è dietro
a questa serie , primo progetto originale realizzato dalla piattaforma online
Netflix sembra essere questo: dimostrare alla tv tradizionale che le cose
stanno cambiando, e che oramai anche il Web può dire la sua nel panorama delle
serie tv di qualità .
Due anni fa il colosso americano ha deciso di realizzare internamente un
telefilm che fidelizzasse gli utenti del servizio. Serviva un pezzo da novanta,
e nomi veramente importanti. La Netflix è riuscita a togliere ad Hbo ed Amc i
diritti di "House of cards", progetto-remake dell'omonima serie tv
inglese del 1990, a sua volta tratta dal romanzo di Michael Dobbs.
A questo
punto serviva una persona che catalizzasse
l’attenzione del pubblico a dare un'occhiata allo show : il pezzo grosso è
Kevin Spacey che per la prima volta vediamo impegnato in una serie. A lui si è aggiunto David
Fincher, che non solo è produttore dello show, ma anche regista dei primi due
episodi. E' iniziata così l'avventura di una serie tv che fin dal primo
episodio si dimostra potente e capace di tenere incollati allo schermo.
Ma
di cosa parla House Of Cards? Veniamo subito al sodo!
La serie trova ambientazione in Washington D.C. .
E’ la storia di Frank Underwood (Kevin Spacey), un democratico eletto nel quinto distretto congressuale della South Carolina e capogruppo di maggioranza della Camera, che, dopo essersi
visto sottratto il posto da Segretario di Stato che il neopresidente gli aveva promesso, inizia un giro di
intrighi per giungere ai vertici del potere americano. La sua fedele moglie, Claire Underwood (Robin Wright), lo aiuta nel suo piano. La serie si concentra
sull'utilitarismo spietato, la manipolazione, il potere, e sul fare di
tutto per raggiungere l'obiettivo.
Questa coppia di coniugi è senza dubbio una delle
migliori che mi sia capitata di vedere sul piccolo schermo; entrambi i
personaggi sono infatti caratterizzati in maniera esemplare, dettagliata e
unica.
Frank Underwood è a tutti gli effetti un
manipolatore,un calcolatore capace di prevedere le mosse dell’avversario, che
però ogni tanto fa trasparire in modo del tutto involontario la rabbia cinica e l’ambizione infinita che lo animano. Invece Claire, a prima vista sembra essere più umana e
instabile del marito, ma che nel corso delle puntante mostrerà una freddezza
spietata crescente a tratti perfino superiore a quella del personaggio di
Spacey. Il resto del cast è veramente notevole e da applausi. Dalla giovane e
ambiziosa giornalista Zoe Barnes (Kate Mara), che riesce a far carriera
attraverso un “dare e avere” con Underwood, a Peter Russo (Corey Stoll),
politico con seri problemi di droga e alcol, che viene usato da Frank per dare
il via alla sua scalata verso il successo.
Sono poi presenti all’interno della serie numerosi
riferimenti shakespeariani, dal “Riccardo III” a “Lady Macbeth”, mostrando come
una serie così moderna può avere un impianto teatrale di grande eccellenza.
La presenza di uno stile teatrale lo si ha anche
quando Frank guarda diritto la macchina da presa e si rivolge direttamente a
noi commentando le situazioni in tempo reale, in questo modo rompe la “ quarta
parete” , interposta fra noi e il set .
Questa tecnica non è nuova ma nelle serie tv è
stata poco utilizzata,invece quì trova la sua consacrazione grazie anche alla
bravura immensa di Kevin Spacey su cui ho ben poco da dire..solo che è stato
FANTASTICO. Così facendo lo spettatore viene inserito in un rapporto
privilegiato con il protagonista e si costruisce sempre più una maggior empatia!
Un impianto classico dunque, ma con evidenti
richiami alla contemporaneità.
House of
Cards non è secondo me solo una semplice serie “politica”, ma una
rappresentazione durissima sull’impatto della politica nella vita delle persone
e dei rapporti (professionali e non) che si instaurano in questo sistema. In
secondo luogo, è il ritratto/esaltazione di un personaggio che simboleggia,
grazie anche alla sua profonda consapevolezza in se stesso, questo sistema.Il
protagonista sa che è importante saper interpretare umori e cambiamenti di una
società sempre più dinamica e instabile e va direttamente oltre il dualismo
storico tra bene e male.
Tradizione ed innovazione sono quì unite in una danza magistrale e la scommessa
della Netflix è vinta su tutti i fronti. "House of cards" fa
invidia ( secondo me ha proprio surclassato la concorrenza) anche alle
prestigiose serie della tv via cavo, che fino ad oggi avevano l'esclusiva in
quanto a paragone tra grande e piccolo schermo. Ora anche internet vuole la sua
parte e secondo me ne vedremo delle belle.
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